il Piccolo, 28 ottobre 2010


Se il filosofo diventa una sorta di bussola per capire il mondo

L’Osservatorio Critico sulla Consulenza Filosofica e il Laboratorio di Filosofia Contemporanea inaugurano tre cicli seminariali intorno al tema “Quale filosofia per le pratiche?”. Domani, dalle 16 alle 18.30, al Club Zyp di via delle Beccherie a Trieste parte il primo ciclo, a cadenza quindicinale e dedicato al tema del gioco in relazione a Gregory Bateson; seguiranno, tra gennaio e febbraio, il secondo ciclo (sul potere e Michel Foucault) e, tra marzo e aprile, il terzo sul tema della linea di fuga e Gilles Deleuze.

I cicli seminariali sono coordinati dal presidente del Laboratorio Pier Aldo Rovatti e verranno condotti, rispettivamente, da Massimiliano Nicoli, Tiziano Possamai e Damiano Cantone.

I temi che ruotano intorno alle pratiche filosofiche accompagnano il dibattito contemporaneo da tre decenni, quando il filosofo tedesco Achenbach propose la figura del “filosofo professionista”; fin da principio questa figura veniva tenuta lontana dalle scienze mediche, dalle tecniche psicoanalitiche e dal mondo della terapia in generale; non si trattava di risolvere problemi, ma di offrire strumenti in grado di aiutare i consultanti a riesaminare criticamente le loro visioni del mondo.

In questi trent’anni il dibattito si è allargato a livello globale attraverso i lavori di Ran Lahav e Schlomit Schuster, divenendo sempre più articolato e interessando anche l’Italia con la formazione di gruppi spontanei e la proliferazione di master universitari, e richiamando l’attenzione di figure di primo piano come Cacciari, Galimberti, Pollastri e lo stesso Rovatti, promotore con l’Osservatorio critico del convegno “Pratiche filosofiche” tenutosi nel dicembre 1008 alla Stazione Marittima di Trieste.

“Quale filosofia per le pratiche” prende le mosse dalla considerazione che sia proprio e ancora una volta la filosofia a intessere il filo di queste problematiche, che non sono connesse esclusivamente al mondo della consulenza: quel “riesame critico delle proprie visioni del mondo” deve riguardare anche gli addetti ai lavori, predisponendoli all’apertura delle contraddizioni e dei paradossi che inevitabilmente incontrano le loro proposte.

Solo in questo modo è possibile restituire alla parola filosofia un contenuto che la renda meno astratta e sfuggente; e il suo possibile impiego non solo in ambito consulenziale, ma anche in quello assistenziale, in quello lavorativo, in quello educativo e scolastico ecc. Ma come è possibile saper riconoscere questa filosofia pratica, capace di prendersi cura delle questioni della vita quotidiana, capace di mirare a un comportamento, a un atteggiamento critico senza perdersi nell’accademico o nel pensiero fine a sé stesso?

Saranno gli incontri stessi a rispondere a queste domande, suggerendo attraverso i temi del gioco, del potere e della linea di fuga alcune figure e parole chiave capaci di orientare i partecipanti nel panorama contemporaneo delle pratiche filosofiche e della filosofia pratica: secondo Rovatti «prelevare dal territorio della filosofia a proprio piacere non è sempre un fatto virtuoso. Bisogna lavorare insieme per costruire una sorta di bussola, uno strumento di orientamento reale con punti fermi di ordine etico e politico. Non tutta la filosofia si presta a un simile lavoro, il quale, inoltre, può nascere solo da uno scambio con le esigenze e i bisogni specifici di riflessione che emergono dalle pratiche stesse».

Marco Galati Garritto